Alla ricerca dell’emozione perduta

Alla ricerca dell’emozione perduta
Un evento che ha innescato curiosità e meraviglia, una conviviale settembrina del Rotary Club Forlì che lascerà un’impronta destinata a durare nel tempo.
Il corpo umano resta una delle frontiere più affascinanti della conoscenza. Al centro, il cervello: una complessa rete di cellule e connessioni che regola emozioni, pensieri, azioni e reazioni attraverso meccanismi ancora in parte sconosciuti. A sciogliere molti nodi, la raffinatezza e il sapere di Alessandro Agostini, professore associato del dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche e psicologia clinica, Alma Mater Studiorum (Bologna).
Psicologia e neuroscienze. Come esplorare il cervello, le emozioni, il comportamento
Le nuove scoperte neuroscientifiche aprono scenari inattesi sul funzionamento della mente umana.
Un pugno di nuclei di neuroni, l’amigdala, quella piccola mandorla situata all’interno dei lobi temporali del cervello, parte del sistema limbico e il cervello che funziona per reti e non per nuclei: quante nuove scoperte in ambito psicologico e neuroscientifico grazie alla risonanza magnetica funzionale.
Il cervello, questo enigma affascinante…
Nel cuore del corpo umano, l’organo che custodisce pensieri, emozioni e identità.
Il cervello è un organo plastico. Funziona in maniera modulare ed è asimmetrico. Le particelle corticali frontali sono nell’uomo, insieme all’amigdala la parte del cervello interessata alle emozioni. Una connessione tra ‘ragione e sentimento’.
Il cervello funziona per reti (cerebrali), non per nuclei. Il cervello non dorme mai, non si spegne. Ci garantisce che al momento del risveglio ricordiamo chi siamo, ci dà la continuità di noi stessi. Tutto ciò è garantito dal fatto che non si spegne mai. Garantisce il senso di sé e la continuità di sé.
Le emozioni sono schemi inconsci e preordinati: una persona non sa di essere spaventata finché non si attivano i circuiti cerebrali deputati, come l’amigdala. In quel momento la peristalsi si rallenta o si blocca, il corpo reagisce, ma non siamo noi a deciderlo consapevolmente.
È stato provato che sui pazienti malati di stati cronici infiammatori che il cervello, in risposta a un test, presenta una mappatura di aree diversa rispetto a un uomo sano sottoposto allo stesso test. il cervello del paziente cronico non fa vedere una mappatura di ‘cose belle’.
… e il legame con il «secondo cervello»
Quando lo stress parte dalla mente e arriva fino alle viscere, mostrando quanto siamo interconnessi
Questo dialogo costante tra cervello ed emozioni non influenza solo il corpo, ma anche i nostri pensieri, le decisioni e i comportamenti, rivelando quanto sia profonda l’interconnessione tra mente e corpo. Quando viviamo una situazione di stress, l’amigdala attiva una risposta di allarme che coinvolge l’ipotalamo e il sistema nervoso autonomo. Il corpo si prepara alla fuga o all’attacco: il flusso sanguigno si concentra nei muscoli e la digestione rallenta. È per questo che lo stress “si sente nello stomaco”. L’intestino, dotato di una propria rete di milioni di neuroni è definito “secondo cervello” perché comunica costantemente con il cervello attraverso il nervo vago.
Mirror Neurons
Così impariamo le emozioni, osservando chi ci sta accanto.
Il professor Agostini ha parlato dei neuroni specchio che collegano percezione e azione, emozione e comprensione. Sono queste speciali cellule nervose che ci permettono di imparare osservando gli altri, soprattutto nei primi anni di vita. Da chi impariamo le emozioni? Un bambino, per esempio, vede negli occhi della madre la paura di fronte a un cane: quella paura diventa anche sua. Così, quando incontrerà un cane, proverà a sua volta timore, senza sapere esattamente perché.
Pensare le emozioni
Empatia e mentalizzazione: il ruolo delle parole per dare forma ai sentimenti.
L’emozione è un evento corporale, un evento fisico. Siamo tristi perché il sentire le lacrime sul viso, ci provoca questa emozione, oppure le lacrime insorgono in risposta a un’emozione di dolore?
Dobbiamo abbattere la vecchia idea di una dualità tra psiche e soma: non esiste separazione, mente e corpo sono un tutt’uno. Non aumentano i neuroni, aumentano le sinapsi, cioè le connessioni tra loro.
Rispondendo a una domanda dal pubblico su come educare il cervello a non lasciarsi travolgere dallo stress di fronte agli stimoli esterni, il professor Agostini ha parlato di mentalizzazione, strettamente legata all’empatia. Mentalizzare significa riconoscere e comprendere i propri stati emotivi e quelli degli altri: sentire ciò che l’altro prova e, insieme, restare consapevoli dei propri pensieri. Quando siamo sotto stress, però, la capacità di mentalizzazione si abbassa: lo stress inibisce i circuiti cerebrali dell’empatia e delle emozioni, e quando le emozioni prendono il sopravvento diventa più difficile pensare e capire. Per allenare l’empatia — e con essa la mentalizzazione — occorre fermarsi, porsi domande, condividere tempo con gli altri e imparare a “pensare le emozioni”. Le parole sono strumenti essenziali in questo processo: più parole abbiamo, più possiamo esprimere ciò che sentiamo. Raccontare, scrivere, essere ascoltati da qualcuno che ha cura di noi: sono pratiche che aiutano a dare forma alle emozioni e a integrarle nel pensiero.
Dare voce al mondo interno
Affrontare lo stress significa prima di tutto imparare a raccontare ciò che sentiamo.
Di fronte a una situazione stressante, spesso non è la realtà esterna a travolgerci, ma l’incapacità di dare voce a ciò che accade dentro di noi.
Come ha ricordato il professor Agostini, «non riusciamo a mostrare il nostro mondo interno, tutto ciò che sta dentro di noi».
Ed è proprio questo uno dei grandi ostacoli: senza parole per raccontare ciò che proviamo, le emozioni restano bloccate, invisibili, e finiscono per dominarci.
Imparare a riconoscerle, nominarle e condividerle è il primo passo per affrontare lo stress — e per tornare a sentirci presenti, lucidi e liberi.
Silvia Veronese