Inutile cercare fuori
Inutile cercare fuori
Il mio Maestro non dà lezioni,
ma cammina al mio fianco.
Se gli chiedo di insegnarmi il senso vero della vita,
mi risponde che posso solo rubarlo.
Il mio Maestro mi invita a raccontare storie
più che a inventare personaggi, perché
«non sei tu che devi cercare la creazione,
ma lascia che sia la creazione a cercare te».
Il mio Maestro mi rivela l’arte,
la profondità di un dipinto,
i colori, la luce, le forme:
«guarda il blu di Giotto, non è l’azzurro di Michelangelo,
perché quello che vedi non è sempre quello che è».
Il mio Maestro mi chiede di capire
per proteggermi dalle verità rivelate
e insiste sull’autenticità del dubbio
perché solo così saprò abbracciare la conoscenza.
Il mio Maestro è la mia ombra,
mi prende il viso tra le mani e il suo sorriso
ha parole limpide e fresche come l’acqua.
Il mio Maestro profuma di fiori di cotone,
ma abbatte certezze che non sono mie,
paure inutili e benedice il mio viaggio
verso gli abissi inesplorati della mia stessa essenza.
Il mio Maestro mi dimostra
che la vita non è un parco giochi,
e mi invita a gettare il cuore oltre l’ostacolo,
perché il dolore è una prova
che dà senso a ciò che accade
e non un campo pugnace gremito di nemici.
Il mio Maestro si disvela
nella scelta delle relazioni giuste:
«rispetto per tutti, affetto per pochi,
amore solo per chi vuole la tua felicità».
Il mio Maestro non mi giudica,
ma alimenta la mia volontà
nella scoperta della coscienza
per trovare spazio in mondi superni.
Il mio Maestro mi mostra la pienezza della vita,
perché non vale ciò che è accaduto
né ciò che potrebbe accadere,
ma solo ciò che scelgo accada.
Il mio Maestro ci sarà sempre,
soprattutto quando avrò deposto le armi
e sarò pronta alla resa:
festeggeremo insieme la mia nuova Itaca,
i tesori ritrovati, le ricchezze solenni
che stavano qui, a un passo da me.
Inutile cercare fuori.