Il cappello viola
Coraggio. A volte ci raccontiamo delle storie comode. Frastornati dal rumore del mondo, abbiamo sempre una scusa pronta per dare la colpa agli altri dei nostri insuccessi, delle insoddisfazioni e del nostro malstare. Perché tirare fuori il coraggio, ovvero le ‘palle’, è sempre la via più complessa e più faticosa. Lungi dai più, il far “della fatica”. In questi giornistrani la fatica è stata la mia miglior alleata. Quella del fare cose e quella del pensare cose per non pensare sempre all’emergenza in atto. Per questa ci pensano già i “signori dello schermo”, i bomberacasa, i contatti, gli spaventati, il silenzio lacerante che si fa sentire nell’istante in cui smetti di fare/pensare/leggere qualcosa. Non ho più alberi da potare, non ho più terra da vangare, non ci sono più lavori pesanti urgenti da terminare. “Dobbiamo trovare dell’altro da fare, mamma”. Certamente! Ce lo inventiamo, tranquillo, figlio mio!
Incertezza cronica. Possiamo dire che il tempo dell’incertezza è già da un po’ protagonista dell’era delle interconessioni. Smettiamo di raccontarci storie comode. Quella di queste settimane è più pesante, lo capisco, ma non è la prima che dobbiamo affrontare.
Regalo. Oggi ho ricevuto un regalo bellissimo! Il libro in e-book, Making contact di Virginia Satir. Me lo ha regalato colui che ho eletto a mio mentore nel mio recente viaggio dell’eroe. E’ introvabile in modalità carta. Lo considero il premio per aver scelto di non raccontarmi più delle storie comode, di essermi resa disponibile per aiutare in questo momento chi è più fragile e non trova la naturale forza interiore (perché non ha avuto l’umiltà di approcciare chi poteva indicargli la via), per invocare forze superiori.
Eliotropo. Ho deciso di mettermi il cappello viola, perché il viola è un colore speciale e nell’atlante sentimentale dei colori, è definito come il colore del potere. E’ un colore secondario, schiacciato dal rosso, dal blu e anche dal nero. La potenza del viola la si trova nella porpora di Tiro, segno di ricchezza e di elevato status sociale che stabiliva un legame tra l’umano e il divino e nella malva, che porta il viola a significato popolare, perché era il colore dell’antidoto contro la malaria. Il colore è stato bandito dalla Regina Elisabetta, a capo di quello stato che in questo momento ha decretato che si deve rassegnare alla perdita di vite umane causa pandemia.
Helios e trépo sole e volgo. Il fiore viola che segue l’andamento del sole. Profuma di crostata di ciliegie. Il colore della mente, aiuta a spostare le nuvole, innesca gli altri sensi, ci dice che, non solo di questi tempi, il modo migliore per predire il futuro, è inventarlo. Veramente lo ha detto Alan Kay nel 1971. Il futuro non può essere previsto; l’unica cosa che possiamo fare è crearne uno.
Il futuro si costruisce pian piano. E’ un’architettura. Ci vuole una vita per costruirne uno. Ho scoperto, soprattutto in questi giorni che sono in pochi ad aver capito questa cosa. Solo le persone che amano il presente che decidono di spendersi ogni giorno aggiungendo una tessera al mosaico del loro obiettivo, sono disposte a seguire questo fondamento. Gli architetti del loro futuro… Oggi, nell’era dell’incertezza, c’è bisogno di coraggio ed emozioni. Non servono altre idee, serve tirar fuori il coraggio per realizzarle. I grandi leader non fanno premonizioni, ma costruiscono il futuro.
Il colore viola. “Credo che Dio si arrabbierebbe se per esempio, uno passasse vicino al colore viola in un campo, senza notarlo”.
Albaviola. Alla fine c’è soltanto una cosa da portarsi a casa. Guardare al tempostrano con un cappello diverso al giorno. C’è che oggi hanno tentato di abbattermi due o tre volte (il lavoro anche se è silenziosissimo, lascia strascichi irrinunciabili). Io però avevo il capello viola, avevo i miei alleati di cervello e di anima, ho scritto una poesia #inventario… che fa anche così: E succede che in questo muto silenzio/si impara ad accettare/ciò che non si può mutare/si scopre il coraggio di cambiare/e la saggezza di scegliere tra le due cose/si lascia entrare il richiamo dell’amore,/il piacere di essere madre, moglie, figlia, amica e la sobria felicità di bastarci vicini. E questa foto albaviola di Adriano Barioli che accompagna le mie parole.
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