È tempo di tirar fuori le antenne per sintonizzarsi sul canale giusto
Non ho webinar gratuiti da proporre, non devo lanciare nessun nuovo canale-chat su Telegram o gruppo Facebook e non ho nessuna super scoperta da annunciare che potrà cambiare le vostre vite.
Voglio soltanto condividere una personale riflessione.
Tutto è tornato come prima. Eppure si continua a leggere e ad ascoltare che “tutto non sarà più come prima”. Sbagliato. Fuori (nelle città) la gente è tornata ad ammassarsi, spesso senza dispositivi anti contagio, mettendo in difficoltà i poveri esercenti. Dentro (nei dispositivi digitali), ciò che si misura, ovunque si diriga l’attenzione alla ricerca di informazioni e di chiarimenti, è un vorticoso tsunami digitale che ci travolge, facendomi sentire un alieno che ha lavorato finora solo grazie a qualche arcana forma di fortuna. Da domani, se non troverò la formula per un incantesimo che mi trasformi in qualcosa che non sono, non avrò più di che collocarmi professionalmente nei miei ambiti.
Sembra che nei tre mesi in cui si è fermato il mondo, sia cambiato il sistema di comunicare all’esterno le competenze, i servizi, i prodotti del fare impresa.
E’ vero che il processo era già iniziato e che molte imprese (soprattutto le piccole) non l’avevano mai preso in considerazione. Come è vero che si può non credere a ciò che qualcuno scrive o dice. Per un rispetto di logiche speculative, bisognerebbe sentire più ‘campane’ e attraverso l’analisi della propria mappa della realtà, delle dinamiche che ci vedono coinvolti in un contesto sociale, farsi una propria idea e condividerla.
Come persona e anche come professionista, non sarò più quella di prima. Mi sono interrogata e in questi giorni che per necessità di lavoro, sono tornata a confrontarmi di persona con le persone, ho capito che come ha detto qualcuno, dobbiamo fare i conti con una nazione di uomini che sono pecore e i cui pastori sono guide cattive.
Tutti ammassati ovunque, tutto come prima. Non è servito a nulla né il lockdown, né i morti, né il terrore seminato, né i sacrifici… tutti fuori a festeggiare la fine della cattività.
Perché coloro che hanno saputo costruire “una stanza tutta per sé”, sono ancora troppo pochi.
Non credo che i ‘tutti’ fossero per lo più medici o infermieri, operatori sanitari o comunque personale che ha dato tutto in questi tre mesi e che ha salvato vite proteggendo un paese intero.
Non sono un pastore, non ho responsabilità di transumanze di greggi, ma nel mio piccolo proverò, a chiunque potrò incrociare professionalmente, a lasciare un messaggio nuovo: non possiamo più permetterci di rimanere ciò che decidiamo di essere, solo perché in un determinato tempo storico ci ha fatto comodo essere tali. Le zone di confort sono deleterie in questa era. Imparare a cambiare (non ad adattarsi), è un dispositivo che dobbiamo utilizzare molto più spesso di un tempo.
Abbiamo un cervello diviso in due, lo sapevate? Emisfero destro sede dell’immaginazione, del talento, della sensibilità artistica della creatività e il sinistro sede della logica e della razionalità. Lo hanno sentito dire tutti, certo, ma forse hanno dimenticato che l’emisfero destro è per i più ingessato, inattivo, mentre se opportunamente stimolato, risulta il più grande problem solver a nostra disposizione.
Chi si convince di valere 5, non riuscirà mai a ottenere performance da 10. L’autostima è una brutta bestia che va domata. Epitteto diceva che non possiamo accettare che la realtà è ciò che ci accade, perché la realtà è il modo in cui noi rispondiamo alle cose che ci accadono. Quante storie inutili ci raccontiamo pur di giustificare un fallimento o pur di scaricare sul caso e su altri, la colpa della sventura cui siamo incorsi. Perché e a chi dobbiamo pagare il pizzo di questa convinzione limitante? Perché dobbiamo avere sempre tutto sotto controllo e di conseguenza rallentare lo sviluppo al cambiamento? Niente è facile, ma tutto è raggiungibile. Non senza impegno, sapendo che sarà necessario sacrificare qualcosa e che non è l’obiettivo a renderci grandi, ma il viaggio che abbiamo fatto, le difficoltà superate, le cadute e le risalite fatte per arrivare all’obiettivo.
So che di questi tempi non è una proposta da fare la mia. Prendersi un giorno sabbatico al mese per un’auto-formazione che vi procurerà una grande fortuna. Ricavarsi un’ora al giorno per cercare di trasformare un’idea buona in un progetto che potrà accrescere la vostra autostima, per cercare chi potrebbe aiutarci in questo nuovo percorso.
Sono d’accordo che il processo di digitalizzazione nella comunicazione aziendale è ormai irreversibile, che tutte le aziende dovranno dotarsi di un nuovo piano aziendale e di professionisti validi per perseguirlo.
Non sarà però, un super piano strategico di marketing e comunicazione, non saranno i backlink, le keyword, i raggiri agli algoritmi dei social da soli, a risolvere i problemi delle aziende.
Ormai i clienti si allontanano da chi gli voglia vendere qualcosa, ma hanno il piacere di acquistare, di trovare chi gli risolva un problema, chi sappia ancora premere le corde dell’emozione. Non diamo per scontato tutto quello che incrociamo come informazioni. Chiediamo, confrontiamoci, cambiamo, ma con un piano chiaro in testa.