Penso col cappello giallo
Il terzo giorno che volevo
Amore. Mio figlio, occupato con me a rispettare il piano delle attività promulgato la scorsa domenica sera per fronteggiare il periodo di isolamento. Agire e tenersi in attività per far girare la chimica antipanico e pro difese immunitarie.
Mercoledì, tinteggiatura della muretta fronte casa, opportunamente predisposta e scrostata nei giorni scorsi. Inizio lavori ore 8.30, termine lavori 12.00. I passanti si fermano a debita distanza, salutano, si complimentano. Genitori con i piccoli per mano, anziani con le sacche della spesa. Abitiamo in un quartiere residenziale chiuso. Scuoto la testa, perché mi rendo conto che in dieci anni di residenza in questa via, non ho mai incrociato nessuno.
Mi accorgo che il ventenne non ha le cuffie nelle orecchie, non guarda il telefono, parla un sacco, canta… Scena che avevo scordato, allegria e soddisfazione che dileguano interferenze, inquietudini e angosce. Madre e figlio: chiacchiere, risate, ironia, prese in giro. #emergenzaamica
Sono solita alzarmi sempre molto presto la mattina, alle 6.30, e devo essere onesta, dopo la giornata di ieri col cappello verde, questa mattina avrei indossato volentieri un cappello nero.
Ma mi sarei sentita in colpa, perché soltanto ieri raccontavo la via dell’ottimismo… vi ricordate Tonino Guerra? “L’ottimismo è il profumo della vita e ridendo si moltiplica!”; “l’ottimismo vola!” e giù, l’imprecazione per la deiezione del piccione in un occhio!
E’ difficili essere ottimisti, lo so. Il pessimismo ci protegge da rischi, errori, pericoli. L’ottimismo è un mix di curiosità, golosità, desiderio, piacere. L’ottimismo fa sì che le cose accadano.
Così mi sono messa il cappello giallo, quello che protegge dall’incertezza, perché le idee, i progetti, i pensieri che genera il cappello giallo, alimentano i miei interessi personali.
Pace. “Dai la cera, togli la cera”, diceva il maestro Mijgy a Daniel del “Chimono d’oro”.
“Pace interiore prima di tutto”. E il ragazzo a recitare “dai il pennello, togli il pennello”…
Allegria. Per chi non è abituato, il lavoro manuale mette di buon umore, soprattutto quando dà come risultato ordine, pulizia e bellezza, soprattutto se si è in buona compagnia, soprattutto se porta a riscoprire piaceri perduti.
C’è che stanno girando dei messaggi molto belli… si sono fatti avanti anche i “creatori di luce”… chi fa yoga non si vergogna della sua ricerca interiore e lanciano i loro mantra ‘om’.
C’è che, ciascuno a modo suo, deve trovare una formula ecumenica per richiamare le energie dell’universo.
C’è che questo stato di semidetenzione dalle abitudini croniche, ci sta rivelando delle belle sorprese.
C’è che bisogna fare, e stancarsi per arrivare a sera soddisfatti di aver fatto “indigestione di cose”. C’è che ci sono solo vantaggi a mettersi il cappello giallo della positività. Anche perché una valutazione positiva, precede sempre un vantaggio e non viceversa.
C’è che possiamo stare un po’ di più dentro le cose e questo ci farà bene.
C’è che questo momento strano, mi suggerisce di occuparmi della creazione di quel ponte tra oriente e occidente, tra chi è zen e chi insoddisfatto non fa un passo per stare meglio, chi insegue l’effimero, chi non accetta trasformazioni, chi non cerca di essere il meglio di sé.
Noi occidentali prediligiamo la dialettica e la critica; prima formuliamo una conclusione e poi adduciamo i fatti che la sostengono. Invece, prima si dovrebbe fare una mappa e poi scegliere il percorso. Prima si conoscono realtà, fatti e cifre e poi tracciamo il piano.
In silenzio, un po’ ogni giorno, senza forzature continuare ad alimentare i circuiti neuronali ed energetici nella frequenza delle emozioni.
La conta non migliora. Bombardamenti di notizie vere/verisimili, isolamento ancora più restrittivo. I ‘modelli matematici’ dicono che… se non #stiamoacasa, entriamo in fase turbolenta.
#stiamobeneincasa #statebeneincasa #amorepaceallegria